di Cancelliere Salvatore
Nell’anno millenovecentotrentanove completai la scuola
elementare fino alla IV classe; i miei genitori, possidenti proprietari di
terreni, spinti dalla maestra Giacchetta e dal Prete Don Francesco Lomanno,
accettarono di farmi continuare la Scuola. Ero un vispo ragazzino, compivo
dieci anni e mostravo grande interesse ed amore per la scuola, quindi mi
mandarono a Catanzaro quale Convittore presso il Convitto Arcivescovile. Ci
andai con volontà e mi trovai in un mondo diverso; è bastato un mese di vita in
comunità e ognuno di noi, venne a conoscenza di tutte le Regole che guidavano
la vita di noi ragazzi e quella di giovani vicini al diploma. Meraviglioso
triennio fu quello per me, la guerra più oltre non concesse; fu breve, ma bastò
a formare la mia piccola personalità che nel tempo ho temprato ricordando e
seguendo quelle Regole. Quanti ricordi ancora oggi all’età di 82 anni mi
vengono in mente. Rivedo quelle figure e la loro funzione quotidiana mirata a
renderci la vita facile. Il ricordo più caro che spesso rivivo è quello del
Rev.do Padre Spirituale don Caruso, che, cosciente che noi soffrivamo per la
mancanza della mamma, del padre e di tutti gli affetti familiari, si adoperava
in tutti i modi a lenire questa nostra pena quotidiana. Ci adunava nell’ora
della ricreazione nel giardino e con la sua parola facile, umana e paterna, con
i suoi esempi, ci dava coraggio per vincere questa triste difficoltà. Ricordo
che nella sala di studio passava la rivisita; se sul viso di qualcuno notava
l’alone della tristezza, se lo portava nel suo studio e, dopo un po’, lo
restituiva rinfrancato. Lo ricordo al mattino, quando, nella nostra Cappellina
celebrava la Messa prima della colazione in refettorio; era regola che a turno
ed in coppia dovevamo servire la funzione. Sempre quando era il mio turno, al
momento dell’elevazione dell’Ostia “Ecce
Agnus Dei”, lo vedevo circondato da un alone di luce e che spariva alla
deposizione della stessa Ostia; quasi turbato dal fenomeno, a fine Messa
chiedevo al mio compagno di turno se aveva visto, intorno al Padre, quanto io
avevo visto; la risposta fu sempre: No. Questo momento è rimasto stampato nella
mia mente, spesso mi domandavo : perché solo io? Forse perché lo avevo ubbidito
quando, da buon padre, mi dissuase e convinse a non abbandonare il Convitto e
quindi la scuola.
Grazie ancora, Padre spirituale don Caruso, vi ricordo buono,
saggio, umano e santo come allora; pregate per me. In fede Cancelliere Salvatore
Amaroni,
21 febbraio 2012.
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