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sabato 11 febbraio 2012

4. EDUCATORE DI PRESBITERI E MINISTRO DELLA RICONCILIAZIONE



P. FRANCESCO ANTONIO CARUSO (1879-l951)
«Secondo il cuore di Cristo»

di Don Innocenzo Lombardo

Il Sacerdote Francesco Antonio Caruso, detto comunemente il "Padre", è stato, nella normale quotidianità della vita sacerdotale, un testimone di santità. Egli non ha compiuto gesti straordinari, non ha rivestito cariche o uffici di particolare prestigio, eppure la sua vita è stata eccezionale nell'umiltà del lavoro quotidiano e il suo magistero spirituale è stato autorevole e incisivo. La sua forte e mite personalità è stata caratterizzata da una intensa vita interiore. Le virtù teologali della fede, della speranza e della carità, vissute in grado eroico ma in maniera quasi a lui connaturale, trasparivano quasi plasticamente dal suo volto sereno e raccolto e dal suo incedere calmo ed austero.

Spiritualità

Chi stende queste brevi note e quanti lo hanno conosciuto in vita ricordano e quasi ancora restano colpiti dalla sua persona alta, composta, leggermente inclinata specie negli ultimi anni di vi-ta, dall'incedere semplice e autorevole, dall'atteggiamento sereno e dolce. Il suo viso piuttosto bianco, con le gote che si arrossavano subitamente per una qualche interiore contrarietà e che subito si ricomponevano per la potenza di un dominio interiore in un aspetto quasi luminoso, faceva trasparire una personalità d'intensa e profonda vita di preghiera, quasi assorta in interiore contemplazione.
Il Padre viveva e agiva sempre nel dominio di sé, parlava con calma e parsimonia, ma con calore e affetto nei momenti educativi. Si percepiva che le sue parole non erano logore e in superficie, ma provenivano da un convincimento e da una esperienza vitale. La sua presenza, pur nella ricerca del nascondimento e aliena da ogni ostentazione, era autorevole e dava un senso di soggezione che non incuteva timore ma venerazione. Eppure questa sua eccezionale mitezza sapeva assumere, nei momenti educativi di fronte a comportamenti negativi, atteggiamenti molto energici e forti.
Il Padre Caruso visse in un continuo spirito di penitenza, ben conscio che una profonda vita dello spirito non può reggersi e crescere senza il dono corrisposto di un dominio delle tendenze negative, che sono in ogni essere umano dopo il peccato d'origine. Era meraviglioso in lui che questo dominio penitenziale di sé, lungi dal produrre nei suoi atteggiamenti esteriori qualcosa di deprivante e mortificante, conferiva invece al suo volto un aspetto di luminosità.
La vita del Padre Caruso è stata tutta spesa in un lavoro diuturno e indefesso ma sempre sereno, nascosto ma sempre preciso e puntuale, con una finalità sempre presente: la formazione dei sacerdoti e dei laici di vita consacrata. Sottratte le ore dell'essenziale riposo e ristoro, si può affermare che il Padre trascorse metà della sua vita nel ministero della direzione spirituale e del Sacramento della riconciliazione.
Molti in Gasperina e in Catanzaro lo ricordano così: due mani fuori della tendina del confessionale, con le dita intrecciate che sgranano un Rosario. La sua presenza, intorno agli anni '40, nella comunità parrocchiale di Gasperina, contribuì a creare e sviluppare un clima d'intensa spiritualità. Lo ricordiamo in molti nel coro antico della chiesa, seduto nello scanno a destra del Crocefisso centrale, in preghiera. La sua persona conciliava il raccoglimento e la preghiera ai numerosi seminaristi e ai sacerdoti. La mattina con puntualità e semplicità prendeva dal suo scanno il camice e l'occorrente per la S. Messa e, indossati i paramenti, assorto in profonda preghiera, si avviava all'altare per la celebrazione dell'Eucaristia. La sua presenza e il suo incedere ci trascinava nel silenzio e nel raccoglimento.

Cenni biografici

Francesco Antonio Caruso nacque a Gasperina (un centro collinare sul Golfo di Squillace che contava allora circa cinquemila abitanti), il 7 dicembre 1879 da Agostino Caruso e Maria Immacolata Celia. Ebbe un'educazione religiosa molto solida e profonda in una famiglia che aveva accolto come dono di Dio ben quindici figli, due dei quali Francesco Antonio e Vincenzo diventeranno sacerdoti. Visse un'infanzia e un'adolescenza molto vicino alla Chiesa nella preghiera e nei sacramenti. Ricevette regolarmente i sacramenti dell'iniziazione cristiana. Dai registri parrocchiali risulta, oltre al sacramento del Battesimo, quello della Confermazione in data 30 maggio 1887, per le mani di S.E. Mons. Raffaele Morisciano, Vescovo di Squillace2. Nutrì fin da giovinetto il desiderio di diventare sacerdote, ma le difficoltà economiche della famiglia non permettevano un aggravio del bilancio, poiché per il fratello Vincenzo si pagava già una retta per gli studi in Seminario. Per aiutare il sostentamento della famiglia Francesco Antonio, dopo l'istruzione elementare, aiutava la madre nell'accudire agli altri fratellini o nei lavori di campagna. Credo dobbiamo risalire a questo periodo per trovare i primi germi della spiccata tendenza di educatore che fu propria di Padre Caruso. Da una testimonianza molto attendibile si sa che il piccolo Francesco Antonio riuniva in casa i fratelli, i cugini e i ragazzi vicini e insegnava loro le preghiere e il catechismo. Ci viene in mente Don Bosco: la pedagogia della Provvidenza è molto spesso simile.
Intanto gli anni passavano e Francesco Antonio ne contava già 17. All'età di 19 anni incombeva su tutti l'obbligo del servizio militare, che allora durava per ben tre anni. Dopo non sarebbe stato troppo tardi per iniziare gli studi in Seminario? Ecco perché il giovane con previdenza e decisione volle anticipare "il soldato", e decise di arruolarsi volontario nel 1896. Dopo il servizio militare, all'età di venti anni, Francesco Antonio nel 1899 domandò di essere accolto nel Seminario di Squillace, ma i Superiori del tempo non lo accettarono. Il giovane non si scoraggiò e si rivolse, rivelando così, fin da allora, un tratto caratteristico della fortezza della sua personalità, al Seminario di Catanzaro. Il Vescovo del tempo, Mons. Bernardo De Riso, accolse il giovane Francesco Antonio e lo affidò alle cure del rettore don Gioacchino Pace. Tutto nella vita dei sacerdoti dipende dagli anni di formazione. Il giovane Francesco Antonio s'impegnò profondamente, affidandosi interamen-te al Dono di Dio e decidendo fortemente di corrispondervi.
Il Sabato Santo del 1907 fu ordinato diacono da Mons. Carmelo Pujia, Arcivescovo di Santa Severina e Amministratore Apostolico di Catanzaro e finalmente il 18 aprile l908 fu ordinato Sacerdote nella cattedrale di Catanzaro dal nuovo Vescovo della diocesi Mons. Pietro Di Maria. La meta era stata raggiunta; il sogno era stato realizzato.

Vita pastorale

Subito don Francesco Antonio ebbe la possibilità provvidenziale di effondere sulle anime la ricchezza spirituale del suo sacerdozio in un intenso e proficuo lavoro pastorale: il 14 aprile 1909 fu nominato parroco di Sellia Superiore. Un impegno profondo di catechesi e di evangelizzazione, una cura paterna per le necessità spirituali e, nei limiti delle possibilità materiali di quelle popolazioni rurali, caratterizzarono il lavoro di don Francesco Antonio. La sua attitudine e il suo metodo educativo per il mondo dell'adolescenza e della giovinezza incominciano a delinearsi ed hanno qui la prima fioritura. Ma questa esperienza pastorale fu di breve durata, perché il Vescovo Mons. Di Maria, nell'ottobre del 1812, fece lasciare a don Francesco Antonio la parrocchia. La virtù dell'obbedienza, cardine della sua vita ecclesiale, accompagna don Francesco Antonio nel lieto sacrificio. Il Padre Caruso scriverà più tardi, con molta efficacia e semplicità: "Si fa più profitto con un solo atto di obbedienza, che con cento digiuni a pane ed acqua"4.
Nell'ottobre del 1912 Mons. Di Maria nominò don Caruso Rettore del Seminario Vescovile di Catanzaro. La Provvidenza lavora sempre meglio della vita: Padre Caruso è collocato nel posto e nel lavoro più conformi alle sue doti di natura e di grazia: guida dei chiamati al sacerdozio. Il Padre s'impegnò nel lavoro di formazione dei seminaristi con totale dedizione, caratterizzando la vita propria di un seminario con scuole interne, intensa formazione spirituale, condivisione della vita di educatore con i giovani aspiranti al sacerdozio.
Mons. Giovanni Di Maria il 1918 venne nominato Nunzio Apostolico di Berna e il 14 dicembre 1919 fece il suo ingresso nella diocesi di Catanzaro il nuovo Vescovo Mons. Giovanni Fiorentini, uomo di bontà e di pace. Il Padre Caruso lasciò il compito di Rettore del Seminario e venne nominato da Mons. Fiorentini Padre Spirituale. E' mirabile l'azione della Provvidenza nelle disposizioni della Chiesa. Finalmente il Padre Caruso è fissato per sempre in quella che sarà la missione di tutta la sua vita.
D'ora in avanti schiere innumerevoli di sacerdoti devono al Padre Caruso lo spessore e la fecondità del loro sacerdozio. Un lavoro intenso, svolto nel silenzio, nella preghiera e nell'offerta della vita, porta una ricchezza di Grazia e di Doni alla Chiesa nelle diocesi calabresi, particolarmente in Catanzaro e Squillace.
L' 11 giugno 1923 il Padre Caruso venne nominato Canonico Penitenziere della Cattedrale di Catanzaro con Bolla Pontificia del S. Padre Pio XI. II Servo di Dio diventò confessore della città. La sua guida illuminata si estese anche agli alunni del nuovo Seminario Pio X, voluto, con lungimirante tenacia, dal Papa per la formazione dei formatori delle Chiese di Calabria. La personalità del Padre Caruso, nella sua vocazione e missione, è definitiva e completa. II confessionale è l'altare del sacrificio della sua vita.

Precorre i tempi

Può servire, per meglio delineare la personalità del Padre Caruso, un cenno sulla intuizione, allora assai lungimirante, dell'importanza della stampa e dei mezzi di comunicazione di massa e dell'incidenza della famiglia per l'educazione alla vita cristiana. Il Padre si attivò ed insistette moltissimo, presso le autorità del tempo, per l'apertura in Catanzaro di un'edicola di ispirazione cristiana e nel 1933 pubblicò a Milano, per i tipi della stamperia "S. Giuseppe", un opuscolo "La Sposa cristiana", che ebbe una lusinghiera diffusione. Un secondo libretto "Guida del Piccolo Seminarista" si conserva, manoscritto, presso l'Archivio storico Fondo Caruso dell'Arcivescovado di Catanzaro: speriamo che al più presto venga pubblicato.
Resta da aggiungere il grandissimo bene operato dal Padre Caruso per la formazione del laicato cattolico, impegnato nelle attività sociali e di apostolato religioso. Fondò a Catanzaro il Terz'Ordine Regolare di S. Domenico: un istituto di vita consacrata, cui il Padre affidò l'opera sociale a vantaggio dei minori abbandonati e delle vittime della guerra, che allora faceva sentire i suoi devastanti effetti, specie dopo il terribile bombardamento del 27 agosto 1943 su Catanzaro.
Quest'opera ebbe inizio il 29 dicembre 1944 con l'apertura di una Casa di accoglienza in via Bellavista e poi continuò, sempre sotto la guida e la cooperazione personale del Padre Caruso, con la costruzione della Casa dei Sacri Cuori di Madonna dei Cieli. Per questa Casa la prima offerta di lire mille fu fatta dal Padre Caruso, che si adoperò presso la Santa Sede ed ottenne dal S. Padre Pio XII la somma, allora molto consistente e straordinaria, di lire 100.000. Anche se il Padre non ebbe la gioia di vedere inaugurata l'opera, resta certo e sicuro, nella coscienza di quanti conobbero il Padre, che la Casa dei Sacri Cuori di Madonna dei Cieli è frutto del sacerdote don Francesco Antonio Caruso, che chiuse la sua giornata terrena per il Regno dei Cieli il 18 ottobre 195l in Gasperina.

Il suo "talento"

La dimensione caratteristica della personalità e del lavoro di tutta la vita del Padre Caruso è stata la Direzione spirituale. E' stato questo lo strumento principale, il "talento" affidato dalla Provvidenza al Padre Caruso, per operare il bene delle Chiese di Calabria attraverso la formazione dei formatori. Il Padre dava la massima importanza alla Direzione Spirituale e, nel citato Archivio dell'Arcivescovado di Catanzaro, c'è un prezioso opuscoletto intitolato "Libretto di vita spirituale". Il Padre si ispirava al metodo di S. Francesco di Sales, che, in una personalissima rielaborazione, applicava nella guida delle anime e nel cammino della propria vita. II metodo di San Francesco di Sales, caratterizzato dalla comprensione, dalla dolcezza, dalla bontà, serviva al Padre per temperare la sua indole portata un po' alla rigidezza. Raccomandava la Direzione frequente, consigliava quella quindicinale o mensile, voleva una preparazione al momento direttivo vero e proprio, cercava di farlo precedere sempre da un'intensa preghiera sia da parte del direttore sia da parte del diretto. Quest'attività spirituale gli costava moltissimo; eppure il Padre era sempre preciso e puntuale, sempre dolce nell'accoglienza, disponibile anche fuori le ore stabilite, come attestano le varie testimonianze riportate nella citata vita di Mons. Giuseppe Pullano. Il Padre dava alla Direzione un'impostazione organica: assegnava dei propositi secondo lo stato spirituale del diretto e poi ne verificava l'adempimento mediando il celebre metodo ignaziano. Suggeriva, secondo il metodo che usava per sé stesso6, di "segnare", durante la giornata, tutte le volte in cui si veniva meno alla virtù sulla quale l'anima si proponeva di esercitarsi e di verificarsi.

In sintesi

In sintesi si può affermare con certezza che il sacerdote don Francesco Antonio Caruso fu una grande personalità sacerdotale, paziente e diuturno confessore, stimato Direttore Spirituale, guida ricercata di sacerdoti e laici consacrati. La sua anima visse una profonda vita interiore, centrata su un grande amore alla SS. Eucaristia e alla Madonna e sempre unita a Dio con la preghiera, in un costante dominio di sé, in letizia.

NOTE
1.Testimonianza della Responsabile del Pensionato della Casa del Sacerdote, rilasciata al Postulatore.
2. Archivio parrocchiale di S. Nicola V. in Gasperina, Registro delle Cresime del l887.
3. Testimonianza della Sig.na Papucci Angelina di Gasperina.
4. v. Archivio dell'Arcidiocesi di Catanzaro.
5. Testimonianza del Sac. D. Domenico Carchidi al Postulatore.
6. v. Archivio dell'Arcidiocesi di Catanzaro.

FONTI
1. G. PULLANO, La forza di un ideale, Edizioni Paoline, Catanzaro l967.
2. ARCHIVIO STORICO DELL'ARCIDIOCESI DI CATANZARO, Fondo Caruso.

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