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martedì 22 maggio 2012

15. PROFESSIONE DEI VOTI


I.M.I.D
Innanzi a Voi, mio Dio, Uno e Trino, e al cospetto di Maria Santissima, di San Giuseppe, dell'Angelo mio custode e di tutta la Corte Celeste, intendo fare i voti di povertà, castità e obbedienza, obbligandomi ad osservarli sotto pena di peccato veniale.
Intendo, però, che il voto di povertà abbia per oggetto il non fare d'ora in poi le spese superflue (non tenere per mio uso più di una muta di abiti e di calzature in buono stato e un'altra molto usata; non più di sei capi di biancheria, eccetto per i fazzoletti; di non fare per me riserve di denaro e di contentarmi dei cibi che mi si danno, eccettuati quelli nocivi per me).
Intendo che il voto di castità sia unico con quello inerente al mio ordine sacro e che abbia per oggetto di non fermare il pensiero con piena deliberazione su ciò che riguarda direttamente le cose contrarie a tale virtù, neppure per esaminarmi. Rimangono esclusi i fatti di cui ho parlato al confessore.
Voglio che il voto di obbedienza abbia per oggetto l'esecuzione dei comandi e dei consigli dei miei direttori spirituali, che mi si danno da oggi in poi. Quando vi è diversità di pareri, seguirò l'opinione più favorevole per me.
Voglio, o mio Dio, che i miei voti restino a piena discrezione dei miei confessori pro tempore, che io considero quali vostri rappresentanti. Li unisco alle mie povere sofferenze, avvalorate dalle vostre, o Gesù, e vi prego di benedirli e farli fruttare per la vostra gloria, per la mia santificazione e per le anime, specialmente per quelle sacerdotali. Così sia.
Catanzaro, 3 marzo 1941
                                                                         Sac. Francesco Caruso

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